Lamezia Terme: riabilitava i protestati con false sentenze, fermato

Possedeva copie dei timbri delle cancellerie del Tribunale di Lamezia Terme e, grazie all’utilizzo del computer, redigeva false sentenze di riabilitazione dai protesti bancari. Per questo un ex dipendente di banca, Rocco Lotito, 60 anni, di Catanzaro, e’ stato fermato dagli agenti del Commissariato di Polizia di Lamezia Terme per falso in atto pubblico. Nel corso di una perquisizione, all’uomo sono stati trovati anche i timbri di vari comuni del lametino. Il sessantenne stava gestendo attualmente una cinquantina di pratiche, che erano nascoste in una scatola da scarpe trovata, nel corso di una perquisizione, a casa dell’uomo insieme a timbri falsi, ma perfettamente riprodotti, della cancelleria, dell’assistente amministrativo e dell’ufficio deposito del Tribunale lametino oltre a quelli di incaricato del sindaco di vari comuni della zona. Gli investigatori stanno cercando di risalire all’autore dei timbri. L’uomo falsificava le sentenze grazie ad un computer nel quale aveva scannerizzato una sentenza autentica sulla quale, di volta in volta, cambiava le generalita’ dell’interessato. Quindi le depositava alla Camera di Commercio di Roma, abilitata alla riabilitazione dai protesti. E’ stata proprio una comunicazione della Camera di Commercio, in cui si annunciava una riabilitazione, giunta sulla scrivania del Presidente del tribunale, Giuseppe Spadaro, a far partire l’inchiesta. Spadaro, infatti, ha notato che il numero di registro era identico a quello di una pratica trattata con esito negativo pochi giorni prima. E’ stata cosi’ interrogata la ragazza che risultava beneficiaria del provvedimento, che ha fatto il nome di Lotito. La donna ha riferito di essersi rivolta all’uomo, che le ha consigliato di presentare una denuncia di smarrimento dell’assegno di 208 euro per la quale era stata protestata e che avrebbe pensato a tutto lui, in cambio di un compenso di 600 euro pagato con bonifico bancario. Nel computer dell’uomo sono state trovate anche denunce di smarrimento, scannerizzate, che venivano di volta in volta falsificate.

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