Reggio Calabria: ‘ndrangheta, cosca Pesce, 6 arresti e sequestri

I Carabinieri del Ros e del comando provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito 6 arresti nei confronti di presunti appartenenti alla cosca Pesce di Rosarno. Resta ricercato Giuseppe Pesce, 32 anni, che è latitante dall’aprile del 2010. Le accuse sono, a vario titolo, di trasferimento fraudolento e possesso ingiustificato di valori, con l’aggravante mafiosa. Le indagini si sono basate anche sulle dichiarazioni rese dalla testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola, suicidatasi nell’agosto del 2011 ingerendo acido muriatico. Nell’ambito dell’inchiesta sono stati sequestrati beni per un valore di oltre un milione e mezzo di euro. Dalle indagini è emerso con evidenza il ruolo centrale che ormai hanno le donne nelle cosche della ‘ndrangheta e si è accertata, in particolare, l’intestazione fittizia di due imprese di trasporti, al fine di eludere le misure di prevenzione patrimoniale. Una curiosità: è stato reso noto che il boss della cosca, Francesco Pesce, detto “testuni”, aveva la passione del Superenalotto e non rinunciava a giocare neanche durante la sua latitanza, conclusasi il 9 agosto del 2011. L’esame delle immagini registrate dai carabinieri ha svelato che Francesco Pesce, in due occasioni, aveva delegato un suo uomo a giocare dei numeri al Superenalotto. I numeri erano stati scelti dallo stesso latitante e comprendevano la sua data di nascita e quelle di sua figlia e di suo fratello.

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